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Una intervista inedita a Jorge Luis Borges

Buenos Aires, 1980. Fabian Spagnoli è un aspirante giornalista, quasi diciottenne. Jorge Luis Borges, scrittore e poeta argentino di fama internazionale, candidato al Premio Nobel, ha 81 anni.

Registrata da un giovanissimo Spagnoli nella casa del maestro a Calle Maipù, l’intervista ripercorre l’universo Borges attraverso esperienze narrative e ricordi personali dello scrittore, che ha appena visto svanire la possibilità (l’ultima, dopo le ventisei candidature precedenti) di vedersi assegnato da Stoccolma il Premio letterario più importante. Oggi, quell’intervista inedita è pubblicata da Damocle Edizioni in un interessante volume in doppia lingua (inglese e spagnolo), con introduzione a cura di Carlo Alberto Petruzzi e traduzione di Jillian Tomm: Fabian Spagnoli, An Interview with Borges – Una entrevista a Borges (Venezia, Damocle, 2023).

Un’intervista inedita che costituisce un unicum prezioso per gli appassionati di Borges e per gli studiosi di letteratura contemporanea, offrendo un tassello ulteriore all’interno di quel mosaico di testimonianze e frammenti letterari sulla vita e l’opera del grande scrittore argentino.

Ne parliamo con Carlo Alberto Petruzzi, prefatore del volume. Carlo Alberto Petruzzi è un PhD student in “Italian Studies” alla University of Reading. I suoi interessi di ricerca riguardano la letteratura italiana, il teatro e l’opera. Ha curato il volume Carmelo Bene: una bibliografia (1959-2018) che ha ricevuto il “Premio Carmelo Bene” dalla Città di Campi Salentina ed il libro di Mario Masini I miei film con Carmelo Bene. Ha tradotto in italiano scritti di Guillaume Apollinaire e dei fratelli Goncourt ed ha fondato Italian Opera Librettos with Precise Word-by-Word Translation, la prima collana di libretti d’opera in traduzione cinese. Ha pubblicato su California Italian Studies, ItalicaJournal of Italian Cinema & Media Studies e Mimesis Journal.

Innanzitutto la ringrazio per la disponibilità a concederci questa intervista. Può parlarci della genesi dell’intervista di Fabian Spagnoli a Jorge Luis Borges?

A diciassette anni, Fabian Spagnoli lavora come corrispondente di una radio uruguaiana e vuole diventare giornalista. Un giorno del 1980 è appena tornato da scuola quando si decide a realizzare un’intervista a cui sta pensando da qualche tempo. Sfoglia l’elenco telefonico di Buenos Aires alla ricerca del numero di Jorge Luis Borges e lo chiama. Una voce femminile risponde al telefono, Spagnoli si presenta chiedendo se sia possibile effettuare un’intervista e, dopo qualche minuto di attesa, è invitato a raggiungere immediatamente l’abitazione di Borges in calle Maipú. Tuttavia Spagnoli decise di non pubblicare l’intervista che è quindi rimasta inedita fino ai nostri giorni.

Borges utilizza le domande di Spagnoli per discutere i temi fondativi della sua poetica e della sua narrativa, dunque per approfondire i punti cardine della sua ricerca esistenziale: i labirinti, l’infinito, la letteratura, le lingue, se stesso. Argomenti complessi cui il giovane studente cerca di far fronte come può. Qual è l’effetto che suscita al primo impatto questa intervista?  

Essendo stato invitato a raggiungere immediatamente l’abitazione di Borges, Spagnoli riesce appena a trovare un registratore e a salire su un taxi senza aver avuto il tempo di preparare delle domande. Borges si mostra da subito generoso con Spagnoli che comincia l’intervista parlando della sua voglia di scrivere e di diventare giornalista. La discussione tocca temi come il labirinto, l’utilità dello studio delle lingue straniere e la letteratura. Forse l’assenza di domande prestabilite ha aiutato nel rendere fluido il dialogo tra i due e l’effetto è veramente quello di una conversazione molto libera e spontanea in cui Spagnoli e Borges condividono anche ricordi di esperienze passate e si ritrovano quasi per caso a parlare anche in inglese ed in francese.

Nella trascrizione dell’incontro ad un certo punto Borges, candidato al premio Nobel, esprime il proprio rammarico per aver visto svanire la possibilità (l’ennesima) di ricevere il premio letterario più importante:

Non sono però sicuro che sia un vero e proprio rammarico perché Borges si dimostra al contrario quasi “felice” dell’assistere ogni anno alla ripetizione della stessa forma in cui viene prima dato come vincitore mentre poi il premio viene assegnato a qualcun altro.

«Non siamo nel caos ma in un cosmo. Sarebbe una piccola dimostrazione dell’esistenza di Dio, per esempio, che dovrebbe rendermi felice». Afferma infatti Borges, che aggiunge: «se il prossimo anno mi dessero il premio…accidenti! Sarebbe un indizio che non c’è ordine nel mondo […] ho perso il conto degli anni in cui sono stato nominato come candidato per il premio, tutti ne parlano, specialmente in questo Paese […] e poi lo danno a qualcun altro»:  

Una delle prime domande di Spagnoli riguarda ovviamente il tema del labirinto. Borges risponde che questo rimanda all’idea di caos e al non sapere se nel mondo esista un ordine o meno e per chiarire l’idea parla del Premio Nobel per la letteratura. Nonostante ogni anno venga dato per favorito, il premio viene poi assegnato a qualcun altro e lui ritorna ad essere il candidato per l’anno successivo. Per Borges il ripetersi di questo schema – quasi un disegno – è una piccola prova del fatto che il mondo non è un caos bensì un cosmo.

Molto di ciò che sappiamo della vita di Jorge Luis Borges deriva dalle sue amicizie letterarie con autori più giovani. Penso alle testimonianze firmate da Norman Thomas Di Giovanni, come La lección del maestro (2002) e Georgie & Elsa: Jorge Luis Borges and His Wife—The Untold Story (2014), a quelle di Roberto Alifano, alla biografia di Emír Rodriguez Monegal: Jorge Luis Borges: A Literary Biography (1988). Qual è l’immagine dello scrittore che ne deriva? Crede che l’intervista di Spagnoli possa essere funzionale in sede critica per una maggiore comprensione dell’uomo Borges?

Mi viene in mente anche la testimonianza di Alberto Manguel che dal 1964 al 1968 ha avuto il privilegio di leggere per Borges. Credo che dall’intervista di Spagnoli emerga la grande affabilità e umanità di Borges che del resto si ricava anche dalla sua disponibilità a ricevere privatamente con uno studente liceale quasi senza preavviso. Oltre a fornire alcuni elementi sull’uomo Borges, l’intervista discute anche di temi strettamente legati alla sua produzione letteraria come il tema del labirinto, la mancata assegnazione del Premio Nobel e al commento di possibili traduzioni di versi di Goethe e di Kipling.

Nell’intervista, abbiamo due generazioni a confronto, quella dell’allievo, di chi si affaccia alla vita, anche professionale, e quella del maestro, di chi, potremmo dire, è arrivato all’apice della carriera letteraria divenendo un punto di riferimento della letteratura internazionale. Crede che ci sia un punto di incontro tra questi mondi così diversi? C’è un insegnamento implicito nel messaggio di Borges?

In modo curioso, il confronto generazionale tra Borges e Spagnoli si estrinseca inizialmente sulla metamorfosi della città di Buenos Aires. Spagnoli poi lamenta di come la lettura sembri non appassionare più i suoi coetanei e questo permette a Borges di discutere della sua esperienza come docente di letteratura argentina in varie università negli Stati Uniti. Quanto a suo un eventuale insegnamento, al termine dell’intervista Spagnoli chiede a Borges proprio di dare un consiglio ai giovani. Borges però si sottrae, rispondendo così: “Non posso dare consigli. La mia vita è stata una serie di errori.” E forse anche in quest’affermazione si può trovare un insegnamento.

laura.dangelo86@gmail.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'autore

Laura D'Angelo

Laura D’Angelo è scrittrice e poetessa. Dopo la laurea con lode in Lettere classiche e Filologia classica, consegue un Dottorato di ricerca in Studi Umanistici. Docente di materie letterarie, pubblica articoli accademici su riviste scientifiche e saggi in volumi collettanei, approfondendo lo studio della letteratura e della poesia contemporanea. Giurata in diversi Premi nazionali di poesia e narrativa, partecipa a convegni internazionali e svolge attività di critica letteraria, curando presentazioni di libri e interviste. Ha scritto per diverse testate giornalistiche ed è autrice di riviste culturali e letterarie. Tra i suoi testi scientifici: Dante o dell’umana fragilità, in «Sinestesieonline», a. X, n. 32, 2020; L’Isottèo di Gabriele D’Annunzio e la poetica della modernità, in Un’operosa stagione. Studi offerti a Gianni Oliva, Carabba, Lanciano, 2018; Gabriele D’Annunzio e le case della memoria, in Memories &Reminiscences; Ricordi, lettere, diari e memorialistica dai Rossetti al Decadentismo europeo, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Chieti-Vasto, 20-21 novembre, 2019, in «Studi medievali e moderni», a. XXIV – n. 1/2020; Music and Soul: Gabriele D’Annunzio and his Abruzzo Homeland, in Bridges Across Cultures, Proceedings, Vasto, 2017; Dante tra web e social network, in «Studi medievali e moderni», a. XXV – n. 1-2/2021; L’etica dell’acqua, in «Gradiva», International Journal of Italian Poetry, n.62/2022,  ed. Olschki, Firenze; La “Prima antologia di poeti dialettali molisani” di Emilio Ambrogio Paterno, in «Letteratura e dialetti», vol. 16, 2023; Da “Cuore” a L’appello” per una scuola dell’inclusione, in «Nuova Secondaria Ricerca», n.8, aprile 2023. Ha pubblicato inoltre il volume di prose poetiche Sua maestà di un amore (Scatole Parlanti, 2021), semifinalista al Concorso di Poesia “Paolo Prestigiacomo” e il volume Poesia dell’assenza (Il Convivio editore, 2023). Sta recentemente approfondendo lo studio della poesia e della letteratura molisana.