Festival europeo di poesia ambientale

Carlo Pulsoni intervista Natasha Sardzoska

Natasha Sardzoska (Skopje, 1979) poeta, scrittrice, antropologa, traduttrice poliglotta e saggista macedone, ha vissuto e creato a Parigi, Brussels, Milano, Stoccarda, Barcellona e Lisbona. Si è addottorata in Antropologia all’Università degli Studi di Bergamo, alla Karls Eberhard Universität a Tübingen, alla Sorbonne Nouvelle Paris 3. Attualmente lavora come ricercatrice presso il Centro di Studi Avanzati di Fiume. Dirige la sezione di poesia della rivista canadese Borders in Globalization e collabora con Radio Capodistria. Si occupa di traduzioni letterarie dall’italiano, dal portoghese, dallo spagnolo, dal francese e dal catalano. È l’unica traduttrice al macedone di molti scrittori, tra cui Pasolini e Saramago. Ha collaborato con l’Ambasciata italiana organizzando la serata Il vino è la poesia della terra, e con l’Istituto francese predisponendo le serate poetiche La soirée aux jardins e Les rivages de l’exil. Scrive poesie in lingua italiana, francese e inglese e si auto-traduce. Ha pubblicato svariate sillogi di poesia: La camera azzurra (1999), Pelle (2013), Lui mi ha tirata con corda invisible (2014), Acqua vivente (2017), Osso sacro (2019)), oltre a saggi e racconti. Sue raccolte sono uscite negli Stati Uniti, nel Kosovo e in Italia. La sua poesia Marionetta contro l’abuso nei confronti dei minori è stata pubblicata nell’Antologia internazionale in spagnolo e in inglese. È tradotta in molte lingue e pubblicata in diverse antologie e riviste internazionali. È stata finalista per il Premio a Napoli della Casa Editrice Guida, e ha ricevuto la Menzione speciale di merito dal Premio Internazionale di Poesia Don Liegro. I suoi readings sono dei recitals di interpretazione vocale, musicale, teatrale e coreografica. Si è esibita in varie sedi, tra cui il Palazzo Ducale di Genova per il Festival Parole Spalancate, il Teatro arabo-ebraico di Tel Aviv per il Festival Sha’ar, l’Accademia delle Belle Arti di Berlino per il Poesiefestival, la Galleria d’arte moderna a Bratislava per il Festival Ars Poetica, la Biblioteca nazionale di Sofia, il Centro Culturale di Belgrado e il Museo Revoltella a Trieste.

Natasha Sardzoska parteciperà all’EcoReading del Festival europeo di poesia ambientale, che avrà luogo venerdì 5 novembre alle 21 (ora italiana(. A lei, come agli altri ospiti dell’evento, ho rivolto le medesime domande.

«Siamo tutti fatti di ciò che ci donano gli altri: in primo luogo i nostri genitori e poi quelli che ci stanno accanto; la letteratura apre all’infinito questa possibilità d’interazione con gli altri e ci arricchisce, perciò, infinitamente. […] Al di là dall’essere un semplice piacere, una distrazione riservata alle persone colte, la letteratura permette a ciascuno di rispondere meglio alla propria vocazione di essere umano» scriveva pochi anni fa Cvetan Todorov (La letteratura in pericolo, Garzanti, 2008). Nella sua esperienza, in che modo ritiene che la letteratura abbia contribuito alla sua formazione da un punto di vista umano?

Non sono d’accordo con Todorov. Non darei così grande peso e responsabilità alla letteratura e d’altronde non credo che la letteratura possa rivelare nell’essere umano una migliore umanità, forse, sì. alle volte, ma non necessariamente. Io ricordo che in una conferenza tenuta a Parigi, lo stesso Todorov non ha voluto riconoscere la mia lingua, il macedone e ha detto che da Varna a Maribor ognuno parla una stessa lingua in vari dialetti. Ecco, a me dà fastidio la meschinità di certi circuiti e personaggi del mondo letterario, e non credo che fare letteratura renda per forza l’Uomo un migliore essere umano. Come Pasolini, vado a trovare i poeti altrove: nelle borgate, nei mercati, nel pugilato. Ho un rapporto molto intimo con la mia propria esperienza letteraria. Avevo 14 anni quando ho letto per la prima volta Nietzche e Dostojevski e poi tantissimi poeti tra cui ‘ fra i primi ‘ mi ha colpito molto una poeta lussemburghese: Anise Coltz. Da quel momento non ho mai smesso di coltivare un rapporto quasi ossessivo con i libri. Tutt’oggi per me la letteratura rappresenta una vera casa, un domicilio fisso, un rifugio, un passaporto, perché mi accompagna ovunque io vada.

Che cosa significa per lei, in veste di poeta, l’ambiente e quanto quest’ultimo ha inciso e incide attualmente nella sua produzione poetica? 

La natura per me come poeta e come scrittrice certamente significa fonte di ispirazione, infinita risorsa, consolazione. Questa estate al Lago di Ohrid, all’alba, contemplando la limpida acqua del lago, ho scritto varie poesie e ne sono grata alla natura di aprire questo spazio ritmico e rituale, silente e – allo stesso tempo – sonoro alle infinite possibilità dell’immaginazione e creazione umana.

 Ritiene che la poesia ambientale possa avere un ruolo sociale? 

Non credo. La poesia si occupa spesso di cose futili, di cose che non hanno nessuna rilevanza sociale. Il poeta è ossessionato dal linguaggio, di fatto ne fa vari esperimenti, ci prova a inventarne uno nuovo, si concentra su temi effimeri o su temi gravi come la morte, la turbata vita psichica, la perdita dell’essere amato, l’eros, raramente su cose socialmente utili o rilevanti.

 Un’ultima domanda. La questione dell’ambiente pone, di riflesso, un dilemma esistenziale: il binomio cura-comprensione si scontra con l’idea dell’annientamento, con il dramma dell’estinzione. Può il linguaggio poetico focalizzare tutto questo?

Non saprei rispondere. Solo posso dire che io scrivo poesia per fuggire dalla biologia.

In collaborazione con Sapereambiente

 

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