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Cultura a confronto: Italia e Spagna. Carlo Pulsoni dialoga con Paola Capponi e Paolo Silvestri

 

Paola Capponi, laureata in Storia della Lingua Italiana (Università di Torino), ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Siviglia ed è attualmente docente all’Università Pablo de Olavide di Siviglia. La sua linea principale di ricerca riguarda la storia di parole dell’astronomia nella doppia tradizione, colta e popolare. È autrice di I nomi di Orione. Le parole dell’astronomia tra scienza e tradizione, Venezia, Marsilio, 2005 e di La stella perduta. Le Pleaidi nella tradizione mitologica e popolare, Alessandria, Dell’Orso, 2010.

Paolo Silvestri, laureato in Storia della Lingua Italiana presso l’università di Torino, dal 1990 svolge la sua attività docente e di ricerca presso il Dipartimento di Italiano dell’Università di Siviglia. La sua linea principale di ricerca riguarda la storia degli strumenti per lo studio dell’italiano in Spagna (Le grammatiche italiane per ispanofoni. Seecoli XVI-XIX, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2001). È coautore, insieme a Manuel Carrera Díaz, di Entre palabras (Torino, Loescher, 2010) grammatica spagnola per le scuole secondarie italiane, e ha recentemente curato il volume monografico della rivista “Philologia Hispalensis” dal titolo Italiano y español. Nuevos estudios lingüísticos (2014).

In una fase nella quale l”Europa stenta a riconoscersi, invischiata più che mai in egoismi nazionali, va salutata con gioia l’uscita di questo libro che già nel titolo mette a confronto due letterature: la spagnola e l’italiana. Di cosa si tratta?

Si tratta di una “ristampa” in formato digitale di un piccolo classico che raccoglie una serie di saggi di letteratura comparata italo-spagnola di Joaquín Arce, uno dei padri fondatori dell’italianistica in Spagna, scomparso prematuramente nel 1982, subito prima dell’uscita del volume. Un testo da tempo fuori catalogo, ma ancora ricco di stimoli e riflessioni interessanti, che meritava quindi una continuità. Questo almeno abbiamo pensato nel nostro ruolo di responsabili della collana di “Estudios Italianos” di Athenaica.

In che cosa consiste l”attività di Athenaica?

È una casa editrice sivigliana giovane e dinamica, specializzata in e-books di ambito universitario. I suoi responsabili (Alfonso Crespo, Sergio Rojas-Marcos e Manuel Rosal) stanno portando avanti un bellissimo progetto di recupero di testi di diverse aree umanistiche, slegato dalla logica imperante del profitto immediato. Un’operazione culturale quasi d’altri tempi, per quanto aggiornata dal punto di vista dei canali di diffusione editoriale, e di cui siamo orgogliosi di formar parte. Nel nostro caso l’obiettivo del progetto editoriale è proprio quello di restituire agli amanti delle due lingue e delle due culture studi importanti per la comprensione profonda delle relazioni tra Italia e Spagna.

Il volume dedica svariate pagine anche al confronto linguistico tra i due idiomi. Qual è il quadro che viene offerto al lettore?

Fino agli anni Ottanta in Spagna non esisteva ancora una specializzazione chiara fra gli italianisti, non era ancora nata una vera generazione di lingusiti con un percorso autonomo rispetto agli studi letterari. Arce è stato però uno dei primi a osservare con grande attenzione la lingua in sé, non solo come “ancella” della creazione letteraria, di cui è stato comunque un finissimo interprete. Da qui il capitolo “Italiano y español: confrontación lingüística” a cui ti riferisci, che getta le basi di quel filone di studi, basato sull’analisi contrastiva, molto prolifico nella tradizione spagnola, sia a livello teorico sia nella compilazione di manuali e grammatiche dedicati all’insegnamento. Un”attenzione nei confronti delle specificità, anche minime, che differenziano le due lingue, anziché fare leva sulle affinità, troppo spesso e troppo superficialmente sopravvalutate.

Quali sono le fasi in cui le relazioni tra le due letterature si rivelano più fecondi?

Naturalmente l’influenza delle Tre Corone è evidentissima nelle lettere spagnole, e il periodo più fecondo, almeno dal punto di vista italiano è stato, e non solo in Spagna, quello umanistico-rinascimentale, con la straordinaria importanza della poesia petrarchista, e l’influenza di altri autori, come Sannazaro.

In questo rapporto tra “il dare e l’avere” tra le due letterature, qual è il periodo che vi ha più colpito o che preferite?

Ci pare molto interessante la sezione del volume dedicata all’influeza della letteratura italiana, in particolare di Boccaccio, sul teatro di Lope de Vega. E poi la grande attenzione alle questioni metriche, dove ancora una volta Arce, che visse molti anni in Italia, dimostra di essere un profondo conoscitore di entrambe le lingue, oltre che di entrambe le tradizioni poetiche. Di questo volume colpisce poi, in generale, la raffinata curiosità con cui Arce indaga le reciproche relazioni socio-culturali e lingusitico-letterarie tra Italia e Spagna con un taglio trasversale d’interessi non comune e che ci restituisce il senso di un percorso di ricerca volto a superare i facili accostamenti, le ovvietà, la propaganda. Proprio il capitolo prima citato, dedicato al confronto linguistico, si apre con una chiara presa di distanza dal trattamento di questioni evidenti, aneddotiche, ripetute sino alla sazietà. Si predilige apertamente l’indagine su questioni meno conosciute e meno riconoscibili.

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