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Carlo Pulsoni intervista Gianluigi Linchi e Williams Troiano

 Gianluigi Linchi e Williams Troiano

Gianluigi Linchi (= GL) e Williams Troiano (= WT) sono rispettivamente il Presidente di Fidei Signa Onlus e il Direttore dell’Italian Heritage Award

Che cos’è l’Italian Heritage Award e come nasce?

(GL) È certamente l’unico ed originale riconoscimento a carattere internazionale che viene assegnato alle eccellenze che maggiormente si sono distinte per garantire la tutela dei beni culturali del mondo.
Circa due anni fa io e Stefano Filocamo, Tesoriere dell’associazione nazionale Fidei Signa onlus che presiedo, abbiamo avuto modo di constatare che, incredibilmente, mancava una qualsivoglia manifestazione che premiasse lo sforzo di numerosissimi studiosi, operatori, tecnici che dedicano l’intera carriera professionale a questa complessa attività che ha una valenza storico culturale primaria per la profonda conoscenza del nostro pianeta.
Abbiamo pertanto deciso di organizzare, per la prima volta, un grande evento – anche di carattere multimediale – che portasse all’attenzione di un target assai più ampio ed eterogeneo le problematiche e le criticità del vastissimo settore. Ed abbiamo ritenuto che portare anche alla ribalta coloro che spesso hanno speso una vita per sostenere la causa della valorizzazione e trasmissione ai posteri delle tracce della nostra civiltà fosse un buon mezzo e, ancor prima, fosse doveroso.
Così è nata l’idea originale di Italian Heritage Award che, in primo luogo, ci ha impegnato a portare a conoscenza del settore la primaria volontà di organizzare la manifestazione. Un iniziale vero e proprio sondaggio che ci ha immediatamente permesso di riscontrare entusiastica approvazione e immediata, forte disponibilità ad aiutare la nostra progettualità alfine di concretizzare un vero e proprio programma operativo.
Accademici, studiosi, personalità dagli incarichi maggiormente significativi, hanno aderito – documentatamente per la prima volta – a delineare un calendario di lavoro congiunto tra loro. Così, prima ancora di ipotizzare un Comitato d’Onore a sostegno formale dell’iniziativa, abbiamo visto costituirsi le due eccezionali giurie ‘scientifica e tecnica’ che sarebbero, in seguito, risultate la vera e propria colonna portante di Italian heritage Award.
Basta scorrere i nomi dei membri delle giurie per annoverare venti tra le più significative personalità del mondo accademico italiano ed internazionale.
Potrei affermare che, dopo poco, il più era praticamente stato realizzato: Italian Heritage Award aveva ottenuto un tale consenso di settore che lo spessore e la serietà della manifestazione già poteva essere vantata in qualsiasi ambito: accademico, istituzionale, politico – italiano ed internazionale.
Le circa 20.000 proposte di candidatura, inviate da febbraio scorso in tutto il mondo, hanno fatto il resto.
Per approfondire maggiormente le finalità, i contenuti e l’articolata organizzazione di tutte le varie fasi della manifestazione non posso che rinviare all’illustrativo e ricco sito ufficiale che riporta ogni contenuto per chi voglia approfondire la conoscenza del premio: http://www.italianheritageaward.org/

L’Italia è la nazione che possiede il patrimonio artistico e culturale più importante del mondo, ma molto spesso non risulta minimamente valorizzato. Il premio si propone anche finalità politiche, vale a dire fungere da stimolo alle istituzioni pubbliche per esortarle a fare di più?

(GL) Trattare dell’unicità del nostro patrimonio artistico culturale mettendolo in relazione alla sottostima della sua valorizzazione risulta fortissimamente riduttivo. Siamo da sempre al primo posto di qualsiasi graduatoria mondiale di merito per l’importanza del tesoro culturale italiano e queste stime, attendibilissime, sono ciclicamente stilate da organizzazioni quali Unesco. Per centrare un’adeguata risposta alla domanda che mi è posta dobbiamo trattare di totale degrado, incresciosa inefficienza, gravissima cecità politica. Il luogo comune che ricorre – ed esemplifica l’Italia come il più importante museo a cielo aperto del mondo – è assolutamente puntuale ed esatto. Basterebbe applicare le leggi sulla valorizzazione dei beni culturali nazionali che lo Stato da 16 lunghissimi anni ha perfezionato ma sono rimaste totalmente lettera morta e mai di fatto promosse ed applicate; basterebbe far conoscere agli interessati l’accordo quadro sottoscritto tra Ministero e Confindustria per agevolare il rapporto tra Stato e privato – in questo caso solo 15 anni fa – per assolvere, in gran parte, alle carenze economiche di un ministero del tutto latente sino a dichiarare a Unesco di non possedere neppure un’adeguata mappatura del patrimonio artistico culturale nazionale. Il restauro, la tutela, la gestione del patrimonio culturale e gli innumerevoli servizi accessori che garantirebbero la migliore e gradevole fruizione dei siti di interesse artistico e storico è la banalissima e realizzabile ricetta che risolverebbe innumerevoli problemi. Non solo strettamente nell’interesse della miglior tutela del nostro tesoro nazionale ma anche quale risoluzione di immani problemi d’ordine sociale che stiamo vivendo quotidianamente e che non prevedono rapide soluzioni.
Una corretta gestione di un patrimonio artistico è certamente quella dei Musei Vaticani. Una perfetta efficienza complessiva: laboratori perfezionatissimi di restauro per ogni settore d’intervento tecnico, servizi accessori efficienti ed adeguati, il supporto di organizzazioni internazionali di promozione turistica, numerosissime convenzioni in tutto il mondo con tour operator e vettori di trasporto internazionale, commercializzazione di merchandising di qualità ed esclusivo. Una perfetta macchina organizzativa che fa dei Musei Vaticani la prima sede museale del mondo per numero di visitatori paganti e giudizio di merito. Certo, Italian Heritage Award tra le proprie funzioni ha anche quella di esortare lo Stato ad aprire la mente ed iniziare a pensare che la corretta gestione del nostro patrimonio equivale a garantire sviluppo turistico e di particolare qualità, conseguentemente a implementare sviluppo occupazionale, perfezionamento professionale, quindi generando complessiva ricchezza a beneficio di tutti.

Prevedete future collaborazioni con il Ministero dei Beni Culturali o con altre Istituzioni pubbliche e/o private, o preferite agire dall’esterno come mecenati?

(GL) La manifestazione è organizzata dall’Associazione Nazionale Fidei Signa Onlus, per la valorizzazione dei Beni Culturali, che presiedo. Non ritengo che il Premio Internazionale Italian Heritage Award, ideato e realizzato dall’associazione, risulti lo strumento che possa o debba aspirare a collaborazioni con il MIBAC. È una manifestazione che si candida a risultare il maggior evento di settore a carattere internazionale ma la sua aspirazione è quella di poter contare sulla collaborazione di Istituzioni, Enti, Università, Laboratori, Gruppi di lavoro, professionisti, studiosi di settore, quali contributi di carattere internazionale. Queste collaborazioni porteranno – sin dalla prima edizione – a caratterizzare Italian Heritage Award quale appuntamento annuale dell’agenda di chiunque, nel mondo, si adopera per valorizzare le tracce di civiltà che tutti abbiamo l’obbligo di trasmettere ai posteri. L’Associazione Nazionale Fidei Signa Onlus, diversamente, è stata fondata da don Giuseppe Colombara SDB proprio con l’intento di candidarsi quale strumento a disposizione anche del MIBAC. Pronto ad analizzare e pianificare qualsiasi tipo di collaborazione, anche specificatamente con il MIBAC, se indirizzata a mutare il quadro di stallo attuale in un contesto complessivo di una volontà basata su principi e finalità comuni. Fidei Signa Onlus è disponibile ad operare, autonomamente e senza alcun contributo di carattere economico, per rivitalizzare – o meglio a iniziare a vitalizzare – i significati contenuti nelle ottime leggi dello Stato sconosciute, non promosse, praticamente mai attuate.
L’Associazione Nazionale Fidei Signa Onlus non si ritiene mecenate; si allinea all’attività storica delle associazioni a scopo solidaristico prendendo a modello in particolare quelle nate dall’Azione Cattolica. Organizzazioni associative che hanno fortemente contribuito a dare un volto migliore all’Italia del dopoguerra attivandosi in tutti quei campi dove il nascente Stato repubblicano manifestava di aver bisogno di collaborazione disinteressata, organica ed organizzata. Non concorriamo a contributi ma riusciamo a svolgere i nostri articolati programmi grazie a forme di contributo spontaneo e del tutto trasparente: tesseramento, donazioni, sostegno dal mondo dell’impresa nella qualità di sponsor.
Grazie a queste opportunità abbiamo potuto organizzare il grande evento, quale risulta Italian Heritage Award, senza che chiunque partecipi – a qualsivoglia titolo – per concorrere all’aggiudicazione dei 26 premi e della sostanziosa Borsa di Studio – Fondo di Ricerca di 30.000 euro -, debba sostenere alcuna spesa, neppure un semplice contributo alle spese di segreteria che gestisce un CED di oltre 20.000 potenziali candidature internazionali e che con questi numerosissimi interlocutori comunica quotidianamente per la durata di nove mesi.

Il Premio si suddivide in varie sezioni. ce le potete illustrare?

(WT) Nel momento in cui l’Italian Heritage Award ha preso forma, l’idea fondante, seppur così apparentemente semplice, era se immaginata nella sua interezza, di tale forza che per evitare si disperdesse nell’ampiezza di quanto trattato andava indirizzata. Considerato che per riconoscere l’eccellenza nel campo dei beni culturali, bisogna innanzi tutto definirne gli ambiti. Per questo motivo abbiamo condotto una ricerca su tutte le molteplici realtà che formano il complesso dei valori testimoniali dell’attività dell’uomo, sia sotto i profili della ricerca e in quelli più squisitamente operativi. Sulla base di questi presupposti il gruppo di lavoro da me diretto, ha definito le diverse categorie che sono diventate poi i singoli riconoscimenti di merito. Le categorie premiate davvero sono molteplici ognuna delle quali con una sua riconoscibilità e specificità.

Quali soni i requisiti per concorrere al Premio?

(WT) La competenza e la preparazione innanzi tutto. Il resto risiede nella capacità / volontà di porre all’altrui valutazione il proprio lavoro. Ciò premesso la procedura è semplice così come i requisiti richiesti per la partecipazione. Coloro che decidono di candidarsi debbono, attraverso il portale internet dedicato e pensato per una guida passo passo, illustrare in maniera esaustiva con testo e immagini l’oggetto della loro proposta, sempre tenendo conto che con un progetto ci si può candidare ad un premio ma che non esistono limiti ai progetti che si possono presentare. Gli ambiti disciplinari che gli Italian Heritage Haward intendono insignire potremmo definirli trasversali, perché com’era nelle nostre intenzioni, i premi si rivolgono ad un realtà complessa ricca di una varietà di sfaccettature. Sono state individuate due grandi aree tematiche quelle del restauro, in cui trovano posto pittura, scultura, architettura, archeologia, arti applicate solo per citarne alcune, e quella più squisitamente scientifico-divulgativa, in cui si intendono premiare le eccellenze per tutto quanto concerne la trasmissibilità e ricerca sul patrimonio artistico.

Al bando possono partecipare persone singole o anche gruppi di ricerca o istituzioni, come biblioteche, archivi?

(WT) La partecipazione libera e gratuita, è aperta a tutti coloro che si ritrovano nei principi fondanti il premio e che hanno voglia di concorrervi, tutto secondo i valori che sono alla base dell’associazione Fidei Signa Onlus che della manifestazione è la scintilla primigenia. L’unica vera prescrizione risiede nel fatto che per motivi tecnici, si è scelto che anche in presenza di realtà articolate come istituzioni o raggruppamenti di varia natura purché statutariamente riconosciuti, a presentare la candidatura sia un rappresentante designato. Questo alfine di offrire una certa snellezza nelle pratiche d’iscrizione, che come abbiamo già detto si perfezionano unicamente attraverso il sito internet.

Il portale web per l’Italian Heritage Haward può essere considerato il paradigma della comunicazione mediale che ha mosso il nostro approccio verso gli operatori del mondo culturale, oggi non è infatti possibile ignorare la forza veicolatrice che la rete rappresenta, soprattutto per tematiche come quelle che il premio rappresenta e che sono per loro natura di carattere sovranazionale. Ciononostante se ci fossimo limitati ad appoggiarci unicamente ad internet avremmo perso un’opportunità sia per noi che per gli studiosi cui il premio si rivolge, che sempre rappresenta la carta stampata. Per questo l’Italian Heritage Award non è solo una manifestazione che intende dare spazio e voce a coloro che sono meritevoli, ma vuole essere anche un momento di confronto, di dibattito su quello che vuol dire strategicamente conservare e trasmettere il patrimonio culturale. A tale proposito abbiamo voluto aprire l’Italian Heritage Haward il giorno 3 Ottobre, con una giornata di studi che fosse in grado di sostanziare il premio permettendo a tutti coloro che operano nell’articolato campo dei beni culturali, di presentare i loro lavori anche attraverso una pubblicazione cartacea con ISBN, edita dalla neonata Fidei Signa Edizioni Scientifiche.

Intervista in lingua originale

Link al bando: http://www.italianheritageaward.org/

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