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Un protagonista poco noto del Novecento: Tito Balestra

Nel fascicolo di febbraio 1958 della rivista mensile “Tempo presente” (anno III, n. 2) uscivano i Nuovi Cori per “La terra promessa” di Giuseppe Ungaretti, che qui di seguito riproduco:

All’infinito se durasse il viaggio,
Non durerebbe un attimo, e la morte
È già qui, poco prima.
Un attimo interrotto,
Oltre non dura un vivere terreno:
Se s’interrompe sulla cima a un Sinai,
La legge a chi rimane si rinnova,
Si esacerba illusione.

Somiglia a luce in crescita,
Od al colmo, l’amore:
Se solo d’un momento
Essa dal Sud si parte,
Già puoi chiamarla morte.

Se voluttà li cinge,
In cerca disperandosi di chiaro
Egli in nube la vede
Che insaziabile taglia
A accavallarsi d’uragani, freni.

Se una tua mano schiva la sventura,
Con l’altra mano scopri
Che non è il tutto se non di macerie.
È sopravvivere alla morte, vivere?
Si oppone alla tua sorte una tua mano,
Ma l’altra, vedi, subito t’accerta
Che solo puoi afferrare
Bricioli di ricordi.

Da quella stella all’altra
Si carcera la notte
In turbinante vuota dismisura,
Da quella solitudine di stella
A quella solitudine di stella.

Rilucere inveduto d’abbagliati
Spazi ove immemorabile
Vita passano gli astri
Dal peso pazzi della solitudine.

Essi andavano ad ampliare un testo già pubblicato in precedenza sul quale il poeta lavorava ormai da decenni. La missiva recante le sole prime tre strofi non fu però inviata da Ungaretti ai direttori della rivista, Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone, ma a un giovane redattore della stessa, Tito Balestra, al quale egli si raccomanda di aggiungere questi nuovi cori, distaccati, dai precedenti.

Tito Balestra con Ungaretti, Velso e Dora Mucci (Roma 1958)

Questa lettera come tante altre a lui dirette, oggi conservate nella Fondazione a lui dedicata nel Castello Malatestiano di Longiano (FC), testimonia il ruolo notevole avuto da Balestra nel panorama culturale del Novecento.

Fondazione Tito Balestra di Longiano

Egli infatti, oltre a essere un raffinato poeta, si distingue per la sua grande passione per l’arte, a partire dagli anni giovanili trascorsi in Romagna, dove cura una mostra del pittore Giovanni Sesto Menghi. Trasferitosi a Roma, conosce Gaetano (detto Tanino) Chiurazzi e inizia a frequentare la sua Galleria “La Vetrina”, in via del Babuino 97.

Con Tanino Chiurazzi alla Vetrina tra i quadri di De Pisis e Rosai Roma 1954 galleria la vetrina
Con Tanino Chiurazzi nella Galleria “Vetrina”, tra i quadri di De Pisis e Rosai (Roma 1954)

Qui conosce numerosi protagonisti della vita letteraria e artistica del periodo, tra i quali Appella, Alvaro, Bartolini, Bassani, Belli, Bilenchi, Bonuglia, Cassola, Comisso, Consagra, Cugurra, Dalla Chiesa, D’Arrigo, Delfini, De Libero, De Pisis, Della Ragione, Flaiano, Fratini, Gatto, Guttuso, Leoncillo, Longanesi, Maccari, Mafai, Mazzullo, Mezio, Moretti, Velso e Dora Mucci, Natta, Omiccioli, Palazzeschi, Pannunzio, Pasolini, Penna, Perilli, Pirro, Raimondi, Reale, Ricci, Sacripante, Sinisgalli, Sonego, Stradone, Tallarico, Tomea, Trombadori, Ungaretti, Valsecchi, Vicari, Vivaldi.

In quegli anni inizia anche a collaborare con poesie, racconti e recensioni, a quotidiani e riviste letterarie, come “Avanti!!”, “La Fiera Letteraria”, “Il Progresso d’Italia”, “L’Italia Socialista”, “L’Europa Socialista”, “Il Nuovo Corriere”, “Botteghe Oscure”, “Il Contemporaneo”, “Tempo Presente”, “Il Caffè” e “Letteratura”.

Alla morte dell’amico gallerista nonché suo testimone di nozze (1967), cura il volumetto in sua memoria Tanino Chiurazzi (s.l., s.n., 1970?), insieme a Rolando Canfora, Enzo Dalla Chiesa, Mino Maccari, Aldo Musacchio, Raffaella Pellizzi e Pepè Zanocco.

Risalgono agli ultimi anni della vita di Balestra le sue raccolte poetiche, su sollecitazione di Giuseppe Appella che sarà anche il suo primo editore: nel 1974 vedono la luce Se hai una montagna di neve tienila all’ombra, con sei acqueforti di Mino Maccari (Roma, L’Arco Edizioni d’Arte) e Quiproquo (Milano, Garzanti); dell’anno successivo è Le gambe del serpente (Roma, L’Arco Edizioni d’Arte) e infine del 1976 Oggetto: la via Emilia, con quattro acqueforti di Alberto Sughi (Roma, L’Arco Edizioni d’Arte).

Ci si augura che il 2023, centenario della nascita di Balestra, possa far da traino non solo alla sua riscoperta, ma anche alla ristampa della sua produzione poetica.