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Un dialogo tra poesia e arte: la casa editrice “Il Labirinto”

L’immagine di copertina è di Enrico Pulsoni

È stata un’occasione molto coinvolgente ricevere tempo fa, alla fine del 2021, un libro FORSE UN ALTROVE.IPOTESI DI VIAGGIO ATTRAVERSO LA POESIA, in cui si annunciava la rinascita di un’importante casa editrice Il Labirinto. Nata nel 1981, dopo un periodo di silenzio per la perdita del suo fondatore, il poeta Gianfranco Palmery, fine traduttore di Keats, Schelley , Berryman, tra i molti,  e editore di collane di poesia e della rivista “Arsenale”, il Labirinto tornava alla luce riunendo la voce di 38 poeti.  Tanti poeti diversi, ma accomunati dall’essere vicini al Labirinto e dal grande tema archetipico del viaggio e tali da offrire, quello che Marco Vitale ha definito un “portolano” nel territorio della poesia e che colpisce per ricchezza di linee, invenzioni e soluzioni poetiche, innesti della memoria, immagini di luoghi, addii fraterni, nuovi approdi, sogni e desideri. E piace che alcuni poeti siano ora qui con noi per festeggiare questo rinnovato LABIRINTO. Festa, diceva Sereni nel Sabato tedesco, parola effimera ma “luminosa come la speranza che porta con sé”, e, oggi, con la speranza l’augurio di un lungo e fertile cammino.

Labirinto: titolo di casa editrice perfetto per la poesia, che può percorrere le vie intricate e oscure della mente, della propria intimità ed esistenza. Alcuni poeti hanno, con Henry James, detto “We work in the dark”, “Noi lavoriamo al buio”; l’hanno detto Attilio e Bernardo Bertolucci, aggiungendo le stesse parole di James “Our doubt is our passion and our passion is our task. The rest is the madness” (“Il nostro dubbio è la nostra passione e la nostra passione è il nostro compito. Il resto è follia”), vie intricate si diceva, per fuoriuscire con la parola necessaria e vera, di conoscenza, con la parola che, con Vittorio Sereni, ma anche con Alberto Toni, faccia aderire “nome a cosa”, ci porti verso un ‘altrove’ che è essenza del vivere e, infine, “tempo senza tempo” dell’arte. Era stato lo stesso Palmery, credo, a scegliere questo nome scrivendo e indicando le vie che lui e i suoi autori avrebbero seguito e dando spazio a quelle relazioni tra parola e segno che rendono preziosi i volumi.

Pure Marco Vitale, che è qui con noi stasera, nella prefazione Ipotesi di viaggio attraverso la poesia richiama per l’esercizio poetico la necessità della massima esattezza del dettato, ma anche l’apertura verso prospettive potenzialmente senza fine, che slargando “le dimensioni naturali” forzino “le leggi dell’ottica. E del tempo”. Ma ecco Alessandro Ricci, nella lirica che fa da Prefazione all’ultima opera di Francesco Dalessandro Camminando, rivolgere al suo poeta questi versi che racchiudono proprio il senso dell’essere poeta:

Visionario egotista sfidi il tempo
banale della logica e deliri
affanni o desideri quando scrivi
delle grazie perdute o del silenzio

della parola

Poesia è dunque sfidare “il tempo”, il transito e il suo fuggire; sfidare l’assenza e il vuoto, il silenzio e la perdita, la memoria e il presente. È visione, durata e sguardo che, dall’interiorità e profondità dell’io, spesso dal quotidiano del vivere, si volga all’universale. È quanto ci hanno comunicato e comunicano i poeti che sanno coniugare, con un binomio che fu dell’Ode sopra un’urna greca di Keats, “bellezza e verità/ verità e bellezza”. Non solo. Tra i pilastri del Labirinto sia quello storico di Palmery sia questo giovane Labirinto tornato fra noi , vi è la compresenza di poesia e arte, in un dialogo contemporaneo d’artisti, artisti della parola e artisti  del segno, sì che noi possiamo ammirare la raffinatezza, l’eleganza  e l’intensità dell’interpretazione delle copertine in cui sono il blu Di tra gli alberi di Giulia Napoleone per Anna sa di Domenico Adriano, i disegni di Enrico Pulsoni per il Diversorium di Marco Vitale, Casa di Edoardo Ferri per Forse un altrove; Disegno di Roberto Pietrosanti per Camminando di Francesco Dalessandro, la Grande quercia di Pierluigi Isola che illumina l’elegiaco Ritorno di Gabriella Pace. Questo è uno degli ultimi volumi pubblicati dal Labirinto che, nel titolo e nel racconto elegiaco e aperto alla vita, coincide con questo ritorno. Ma ecco l’ultima raccolta giungere a noi: Il borgo dell’accoglienza di Marco Caporali. In copertina un dipinto di Enrico Pulsoni a continuare il dialogo intenso tra le arti.

gabriella.palli@tiscali.it

 

 

L'autore

Gabriella Palli Baroni
Gabriella Palli Baroni laureata in Lettere Classiche a Pavia, allieva di Lanfranco Caretti, perfezionata a Chicago e a San Diego sul pensiero scientifico rinascimentale e su Machiavelli, vive a Roma. Scrittrice e saggista, è studiosa di letteratura dell’800 e del 900 ed è critica di letteratura contemporanea. Collaboratrice di «Strumenti Critici», «L’Illuminista», «Il Ponte» e di altre riviste italiane e straniere, si è dedicata in particolare ad Attilio Bertolucci, del quale ha curato il Meridiano Mondadori Opere, le prose Ho rubato due versi a Baudelaire, gli scritti sul cinema e sull’arte, e a Vittorio Sereni, del quale ha curato i carteggi con Bertolucci (Una lunga amicizia. Lettere 1938-1983, Garzanti 1993) e con Ungaretti Un filo d’acqua per dissetarsi. Lettere 1949-1969, Archinto, 2013). Ha inoltre pubblicato l’antologia Dagli Scapigliati ai Crepuscolari (Istituto Poligrafico dello Stato 2000) e Tavolozza di Emilio Praga (Nuova SI, 2008). È autrice di saggi sulla poesia di Amelia Rosselli e ha collaborato al Meridiano L’opera poetica, uscito nel 2012 e al numero monografico XV, 2-2013 di «Moderna» (Serra, 2015). Nel 2020 ha pubblicato di Attilio e Ninetta Bertolucci, Il nostro desiderio di diventare rondini. Poesie e lettere (Garzanti).